Luigi Di Maio vuole nuove elezioni, Mattarella no voto a luglio


[quads id=1] 04/30/2018 Luigi Di Maio vuole nuove elezioni, Mattarella no voto a luglio  Il no a un governo con il Movimento 5 stelle pronunciato da Matteo Renzi ieri sera in diretta tv riapre la via che porta alle elezioni e ravviva le polemiche tra i partiti. Luigi Di Maio, capo politico del Movimento, critica la Lega e il Pd, che non hanno accettato il contratto di governo, e anche la legge elettorale. Attacca Salvini (“che ha preferito – sostiene – gli interessi di un condannato incandidabile a quelli degli italiani”), il centrodestra (che definisce “una coalizione palesemente costruita per arraffare posti in Parlamento”) e – senza aspettare l’ esito della Direzione del 3 – anche il Partito democratico.

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I partiti “stanno cercando in tutti i modi di fermare un governo del cambiamento per mantenere i loro sporchi interessi”, dice ancora prima di proporre a Matteo Salvini di chiedere al Colle un voto “il prima possibile”, anche a giugno.

Un appello, quello al leader del Carroccio

Un appello, quello al leader del Carroccio, rimasto fino ad ora senza risposta. Il centrodestra, e la Lega in particolare, si godono intanto il trionfo ottenuto alle elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia dove Massimiliano Fedriga si e’ imposto con oltre il 57% delle preferenze alla presidenza della Regione, governata fino ad oggi dal Pd.

Matteo Salvini su Facebook

Gli elettori, afferma Matteo Salvini su Facebook dove posta anche la foto di un ‘ 2 di picche’ , “ringraziano il Pd per l’ egregio lavoro svolto, e salutano Di Maio & Compagni”. Ora, chiosa, “andiamo a governare, io sono pronto”. Silvio Berlusconi non perde l’ occasione per contrattaccare il Movimento 5 stelle, che giudica inadatto a governare, e per rivendicare il mandato per formare il governo.

La vittoria in Friuli

La vittoria in Friuli, sostiene, “e’ una ragione in piu’ per affidare al centro-destra la guida del governo nazionale”. L’ uscita di Renzi su Rai Uno ha generato l’ ennesimo terremoto all’ interno del Partito democratico. In attesa della Direzione che resta convocata per giovedi’ prossimo per decidere se avviare o meno il dialogo con i grillini, il segretario reggente Maurizio Martina usa parole durissime nei confronti dell’ ex segretario dem: “Ritengo cio’ che e’ accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito.

Un Partito rischia solo l’ estinzione e un distacco sempre piu’ marcato con i cittadini

Cosi’ un Partito rischia solo l’ estinzione e un distacco sempre piu’ marcato con i cittadini e la societa’ ; si smarrisce l’ impegno per il cambiamento e non si aiuta il Paese”. Cosi’ , aggiunge, “e’ impossibile guidare un partito”. Anche Dario Franceschini si scaglia contro Renzi: “E’ arrivato il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si e’ trasformato in un Signorno’ , disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire.

Un vero leader rispetta una comunita’ anche quando non la guida piu’

Un vero leader rispetta una comunita’ anche quando non la guida piu’ “. Un malcontento sottolineato anche da altri dem. Fonti fanno notare come “rompendo il tentativo gia’ difficile di dialogo che era stato costruito dalla delegazione Pd, Renzi ha di fatto accelerato il passaggio alle urne.

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Renzi ha spinto il M5s a chiedere il voto anticipato e a cercare l’ asse con la Lega. Il contrario di cio’ che servirebbe al Pd”. Giovedi’ si vedra’ , l’ esito non sembra scontato anche se dei 214 componenti la Direzione, 103 sono renziani ‘ duri e puri’ .

Qualche giorno di attesa al Quirinale

Ancora qualche giorno di attesa al Quirinale, dopo il fuoco di fila di avvenimenti e dichiarazioni di ieri e oggi. Le parole di Matteo Renzi, che hanno scatenato la reazione di Luigi Di Maio ma anche di Maurizio Martina e Dario Franceschini. Il risultato del voto in Friuli che ha spinto Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a chiedere di nuovo al presidente Mattarella un via libera a un governo di minoranza targato centrodestra.

Il leader del M5s che ha chiesto che si voti a luglio

Il leader del M5s che ha chiesto che si voti a luglio. Insomma, ce ne sarebbe per mettere in fibrillazione chiunque; ma al Colle si conferma la linea tenuta finora. E’ cioe’ nervi saldi, poche parole (l’ ultima dichiarazione sullo stallo e’ del 13 aprile, al termine del secondo giro di consultazioni) e tanta calma. Quindi ora l’ impegno piu’ imminente sono le celebrazioni della Festa del lavoro, domani al Quirinale.

Qualche ora di “silenzio riflessivo”

Poi Mattarella si prendera’ ancora qualche ora di “silenzio riflessivo”, in attesa che i partiti chiariscano le loro posizioni. Nel Pd, certo, ma non solo; nel centrodestra ad esempio non tutti sono sulle posizioni di Berlusconi e Matteo Salvini non ha ancora risposto all’ appello di Di Maio per elezioni anticipate ne’ a quello dei suoi alleati di coalizione per un governo di minoranza.

Dunque si attendera’ ancora qualche giorno

Dunque si attendera’ ancora qualche giorno, senza variare piu’ di tanto il ritmo che si e’ impresso finora al post-elezioni. Poi molto probabilmente il Capo dello Stato fara’ un richiamo ai partiti, al loro senso di responsabilita’ , e potrebbe anche convocare un terzo e, molto probabilmente, ultimo giro di consultazioni.

Se non emergessero novita’ eclatanti

Se non emergessero novita’ eclatanti, da un ritorno di fiamma tra Salvini e Di Maio a un si’ a un governo di tutti, la strada per trovare una soluzione allo stallo si fara’ stretta. Di certo Mattarella non accogliera’ la richiesta di votare a luglio. Far tornare il Paese alle urne dopo quattro mesi dalle elezioni indette a scadenza naturale sarebbe letto come una debolezza del Paese.

E il Capo dello Stato ritiene suo dovere costituzionale fare di tutto per dare un governo al paese. E altrettanto non ritiene praticabile l’ ipotesi di un governo di minoranza, giudicato un salto nel buio di cui il paese non ha bisogno.

Magari una riforma del Rosatellum

Per questo, se le forze politiche non modificheranno di una virgola le loro posizioni di inconciliabilita’ emerse finora, molto probabilmente cerchera’ di far nascere un governo di tregua, che vari almeno la legge finanziaria e magari una riforma del Rosatellum; se il tentativo fallisse (se cioe’ questo governo non ottenesse i voti di fiducia dalle Camere) restera’ comunque in carica per gli affari correnti e si votera’ dopo l’ estate, con tutte le incognite ormai evidenti al Quirinale, che fanno guardare la situazione con animo preoccupato.

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