Umbria tra Toscana e Marche, presentato rapporto economico sociale PERUGIA – Un’analisi puntuale e approfondita degli aspetti economici, sociali e identitari del nostro territorio regionale che mette in luce convergenze e divergenze tra Umbria, Toscana, Marche, utili a riaprire una riflessione sull’Italia mediana: si può riassumere così il senso del Rapporto Economico e Sociale 2016, elaborato dall’Agenzia Umbria Ricerche, dal titolo, “L’Umbria tra Toscana e Marche” presentato stamani a Perugia nella Sala Brugnoli di Palazzo Cesaroni.
All’incontro organizzato per illustrare lo studio sono intervenuti la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, la presidente dell’Assemblea legislativa della Regine Umbria, Donatella Porzi, l’assessore regionale alle Riforme istituzionali, Antonio Bartolini, il direttore dell’Area Programmazione della Regione Umbria, Lucio Caporizzi, il Commissario straordinario dell’Agenzia Umbria Ricerche, Anna Ascani.
I contenuti del rapporto – sintetizzati da alcuni dei ricercatori e studiosi che lo hanno redatto, Elisabetta Tondini, Mauro Casavecchia, Enza Galluzzo, Fiorenzo Parziale, Andrea Orlandi, Meri Ripalvella, Giuseppe Coco, Paolo Montesperelli, Cecilia Cristofori, Jacopo Bernardini, Elisa Zanganelli – hanno un taglio squisitamente descrittivo e si sviluppano lungo tre direttrici di ricerca: economia e territori, sviluppo e programmazione, regioni e identità, restituendo il fotogramma di una realtà complessa con una divaricazione tra due anime distinte, una più debole – quella umbro-marchigiana – che tende a frenare una Toscana, più forte pur non priva di criticità, che gravita verso l’area settentrionale del Paese.
La crisi ha ampliato la distanza tra queste due anime, soprattutto tra Toscana e Umbria, sia in termini di reddito pro capite sia di valore aggiunto generato per unità di lavoro, esaltando però dei comuni punti di forza. In proposito di similarità, nell’ottica dell’opportunità di valorizzare ciò di cui si dispone, le tre regioni si trovano accomunate da una duplice risorsa su cui continuare a fare leva: l’importante tradizione manifatturiera, da un lato, e il ricco e pregevole patrimonio artistico e paesaggistico, dall’altro, dei veri punti di forza dell’Umbria a cui si aggiunge, per l’Umbria, anche un elevato livello d’istruzione.
In riferimento a questi aspetti lo studio evidenzia come la dotazione di un patrimonio storico-artistico e la rilevante quota di spesa pubblica ad esso dedicata nel tempo infatti, sembrano dimostrare la permanenza negli orientamenti collettivi e nel discorso pubblico di una costante attenzione al patrimonio culturale, tanto da farne uno di quei “tratti identitari” delle piccole comunità dell’Italia centrale. In particolare, nella gestione del patrimonio storico edilizio, che risente dell’impulso di specifiche politiche di sviluppo locale rivolte al recupero dei centri storici, l’Umbria è la regione italiana più virtuosa: nel 2011 l’85 per cento degli edifici storici umbri risulta in buono stato di conservazione.
Anche la Toscana (75 per cento) e le Marche (66 per cento) si collocano ai primi posti in questa speciale graduatoria, dimostrando costante attenzione al tema della conservazione del patrimonio edilizio. Tra il periodo pre-crisi ed oggi, l’Umbria si differenzia per il balzo in avanti dell’istruzione, più intenso rispetto alle altre regioni esaminate, così come accade per la sanità. L’Umbria inoltre, è l’unica regione a evidenziare un saldo positivo complessivo nelle relazioni sociali.
“Lo studio presentato stamani – ha detto la presidente Marini – fa riferimento ad un approccio di analisi che ci pone in una prospettiva di confronto con le due regioni limitrofe non solo per la vicinanza geografica, ma anche e soprattutto per i comuni caratteri strutturali che hanno determinato notevoli similitudini nelle rispettive traiettorie di sviluppo. La tendenza è quella di adottare politiche integrate così come stiamo già facendo con la centrale degli acquisti in sanità e la creazione di un unico ufficio a Bruxelles che segua le varie questioni per tutte e tre le Regioni. Stiamo investendo in questa direzione – ha aggiunto la presidente – e l’Aur con questo studio ha fornito materiale di riflessione al dibattito culturale e politico sul tema dell’Italia mediana, sviluppando un parallelismo con Marche e Toscana e quindi maturare una maggiore consapevolezza del posizionamento della nostra regione.
Il rapporto infatti, mette in luce convergenze e divergenze tra Umbria, Toscana e Marche e fornisce elementi utili sui punti di forza della nostra regione come il grande patrimonio artistico, l’elevata qualità della vita, nonché la tenuta sociale”. “L’Agenzia Umbria Ricerche – ha evidenziato la presidente dell’ dell’Assemblea legislativa della Regine Umbria, Donatela Porzi – nell’interessante Rapporto ci offre un contributo di dati, analisi e valutazioni a supporto di un tema ormai da qualche tempo nell’agenda e nella discussione pubblica delle istituzioni e delle forze politiche nazionali e regionali e che, sicuramente, occuperà un rilievo sempre maggiore nel corso della legislatura.
Quella della ridefinizione del ruolo, delle funzioni e degli assetti territoriali delle Regioni è ormai una questione che, posta da tempo da Centri studi e dalla comunità di esperti ed analisti di tematiche istituzionali, si è trasferita ormai nel confronto politico-istituzionale dell’Umbria e delle regioni contermini di Toscana e Marche. Nello scorso anno questo confronto ha fatto un rilevante passo in avanti grazie alle iniziative dei presidenti degli Esecutivi e delle Assemblee legislative di Umbria, Marche e Toscana che hanno portato alla firma di un protocollo d’intesa e all’avvio di un ‘patto di consultazione’”
“Con la riapertura del dibattito politico-istituzionale su possibili riconfigurazioni degli assetti amministrativi – ha detto l’assessore Antonio Bartolini – bisogna spostare l’attenzione da una visione verticale a una visione centrale. Ricominciare a ragionare sull’Italia mediana alla luce delle analisi puntuali contenute nel rapporto, consente di affrontare con maggiore consapevolezza le complesse questioni della gestione ottimale dei territori e dei servizi per il cittadino e per il mondo produttivo. Lo studio – ha proseguito l’assessore – fornisce indicazioni interessanti su vari fronti, alcuni inediti come quello del senso di appartenenza che fa sentire la maggior parte degli abitanti ‘umbri’, ancor prima che cittadini della propria città.
Ciò vale anche per i visitatori che dichiarano di venire in Umbria per visitare la regione nel suo complesso a testimonianza che, anche grazie alle politiche regionali, si è riusciti a creare un brand. Il rapporto – ha concluso Bartolini – mette in evidenza consistenti similarità tra le tre Regioni ed è proprio su questi tratti identitari che occorre lavorare per avviare un percorso comune”. Concludendo, dallo studio emerge che dal punto di vista delle gravitazioni interregionali, l’Umbria partecipa in alcuni sistemi locali multi-regionali: le sue aree di confine ad ovest subiscono un’attrazione verso la Toscana (la quale, dal canto suo, registra flussi di interscambio cospicui anche con Emilia-Romagna e Liguria) mentre a sud dialogano con il Lazio, ma ad est non mostrano relazioni degne di nota con le Marche (che invece interagiscono lungo la dorsale adriatica con Emilia-Romagna e Abruzzo). La recente apertura dell’asse di collegamento tra zone interne e costa adriatica favorirà a modificare gli assetti di gravitazione umbro-marchigiani, storicamente scoraggiati dalla barriera appenninica.
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