Stefania Chiaraluce, viaggio nella bottega d’arte, materia e colori a Perugia

Un viaggio nella sua bottega d'arte a Perugia dove vive e lavora

Stefania Chiaraluce, viaggio nella bottega d’arte, materia e colori a Perugia
da Stefania Chiaraulce
PERUGIA – Amo semplicemente esprimere le mie emozioni attraverso le parole la materia ed i colori. Attraverso la mia arte tento di esternare ciò che più amo… vorrei un mondo nuovo dove non ci sia egoismo e indifferenza dove l’emozione scaturisce da un semplice paesaggio o un tramonto!

Amo la musica per questo inserisco spesso violini e strumenti musicali nelle mie opere che spesso accompagno con dei pensieri o poesie .. parole che rappresentano l’emozione vissuta nel crearle!

Sono sempre alla continua ricerca di nuove espressioni ed amo plasmare la materia , da qui nascono i miei polimaterici ed i miei mobili in cartone! L’Arte mi rende libera perché attraverso le mie tee e i miei lavori riesco ad esprimere ciò che sento dentro e questo ..mi rende Libera!

#stefaniachiaraluce


CHI E’ STEFANIA CHIARALUCE – Stefania Chiaraluce è nata nel 1962 a Todi, in provincia di Perugia.  Vive e lavora a Perugia. Figlia d’arte, cresciuta nella bottega del padre Giovanni, noto pittore e scultore tuderte, è oggi un’artista poliedrica le cui opere vanno oltre l’immagine visiva.

Chiaraluce aveva in sé probabilmente il segno di un destino futuro, che nel chiarore della luce avrebbe ricercato la sua essenza – scrive Elisa Polidori. – Figlia dello scultore Giovanni Chiaraluce, Stefania porta nelle vene i cromosomi inconfondibili di chi attraverso il mezzo pittorico sente di potersi esprimere al meglio. Di estrazione sperimentale, sia nelle tematiche che nella ricerca delle tecniche, Stefania Chiaraluce si può ascrivere a un filone di ricerca che ricorda il surrealismo figurativo di primo Novecento.

Nell’arte della pittrice umbra si rilevano ricordi metafisici e surreali presenti con assoluta discrezione in modo profondo e armonico. L’artista punta all’unificazione dei due movimenti artistici che furono di Dalì e di Giorgio De Chirico, di Carrà e di Savinio, per dare all’opera una condizione espressiva e un significato più complesso della realtà. Ampi paesaggi privi di presenze umane in delicato monocromatismo, svincolati dalle consuete relazioni e dalle accezioni abituali, acquistano una ambiguità e una polivalenza di significati con la presenza di oggetti di facile identificazione come libri e strumenti musicali.

I piani si scompongono, sembrano ribaltarsi, le superfici ricordano paesaggi fantastici calpestati dai personaggi di Lewis Carroll, dove i pavimenti sono scacchiere deformi, i cieli stagliati assumono i colori del deserto e dove sovente ritorna una sfera, che sia essa un sole, una luna o una palla, non è possibile definirlo – spiega ancora la Polidori. – La luce diventa una chiave di lettura, innaturale come un vecchio filtro reflex, che fa sembrare gli scenari immensamente caldi e assolati.

Il monocromatismo già citato è uno degli elementi distintivi nel linguaggio della Chiaraluce. Esso non toglie la luce ma la fa vibrare e diffondere. È proprio la sua propagazione che produce nelle opere dell’artista una particolare prospettiva pseudo-intuitiva aperta e dinamica, in quel processo di spazializzazione remota e intensa, ma soprattutto carica di risonanze criptiche che solo le dinamiche sociali potrebbero spiegare.

Oltre al filone metafisico-surreale, la pittrice produce opere di impronta più didascalica, in genere legate al tema della natura che tuttavia non significa per lei dipingere l’ambiente per quello che, ma bensì trasformarlo nel luogo in cui si svolge il racconto dei suoi sogni fantastici.

Nel 2016 ha esposto con una personale nell’Educatorio della Provvidenza di Torino. Nello stesso anno ha partecipato alle mostre dell’associazione The Artist’S Style in Art a Zamosc in Polonia e a New York negli Stati Uniti, nonché alla collettiva Incontri Italia-Spagna alla Domus Romana di via delle Quattro Fontane a Roma. Ancora nel 2016 ha esposto con personali all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e al Caffè Letterario di Palazzo Mauri a Spoleto, in provincia di Perugia.

Nel 2015 ha preso parte alla collettiva al Trittico Art Museum di Roma. Da ricordare, infine, la partecipazione all’International Contemporary Art in occasione di Expo Milano.

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