Porte aperte in Vescovado ad Assisi, Monsignor Sorrentino annuncia Santuario della Spoliazione

Questa importante novità che coinvolge l’ex cattedrale di Assisi ha una speciale missione evangelizzatrice

Monsignor Sorrentino annuncia Santuario Spoliazione Vescovado a porte aperte ASSISI – Grande partecipazione all’evento “Vescovado a porte aperte” tenutosi venerdì 16 dicembre nei locali della Curia vescovile. Nella sua relazione il vescovo ha reso nota la decisione di assegnare alla chiesa di Santa Maria Maggiore il compito di sviluppare per i pellegrini la funzionesantuariale, aggiungendo al suo titolo tradizionale, anche quello di santuario della spoliazione. Questa importante novità che coinvolge l’ex cattedrale di Assisi ha una speciale missione evangelizzatrice soprattutto perché la Chiesa locale vuole rilanciare il messaggio evangelico sulle orme di Francesco.

Durante la manifestazione il vescovo ha anche illustrato i punti salienti del libro del Sinodo mettendo in evidenza quanto sia necessario riscoprire il calore della famiglia in un momento di forte crisi dei valori.

Per questo la diocesi sta portando avanti il progetto di rinnovamento delle parrocchie “Comunità Famiglie del Vangelo”. L’incontro è stato allietato dalle esecuzioni musicali dei Cantori di Assisi e della Commedia Harmonica che hanno concluso insieme con l’inno di Assisi diretti dallo stesso vescovo. Il tutto si è concluso con un rinfresco finale offerto dall’Opera Casa Papa Giovanni durante il quale i presenti si sono scambiati gli auguri natalizi.

SPOLIAZIONE DI FRANCESCO – La scena, che nella realtà si svolse in piazza del Duomo a Foligno, è organizzata secondo uno schema molto efficace di due fasce verticali intervallate dallo sfondo neutro: a sinistra Pietro Bernardone, il padre di Francesco, col volto contratto, dalla notevole espressività, viene trattenuto da un uomo per un braccio; egli ha il pugno chiuso e si solleva la veste come per volersi lanciare contro il figlio, un vero e proprio “gesto parlante”; dietro di lui si dispiegano i cittadini borghesi; dall’altra parte san Francesco spogliato che prega asceticamente verso la mano di Dio benedicente che appare tra le nuvole; il vescovo copre alla meglio la sua nudità e altri religiosi (caratterizzati dalla tonsura) lo seguono. La netta spaccatura della scena è efficacemente simbolica delle posizioni inconciliabili dei due schieramenti, che sono il passato e il presente di Francesco.

Nella casualità quotidiana della folla non è tralasciata nemmeno la raffigurazione di due bambini, quali passanti, che tengono le vesti rialzate, forse per tenere dei sassi da tirare al “pazzo”.

Notevolissima è poi la resa anatomica del corpo di Francesco, con chiare lumeggiature che definiscono il volume della muscolatura di sorprendente modernità (si pensi quanto sono lontani i geometrici grafismi dei crocifissi della pittura immediatamente precedente). Particolarmente stringenti sono le affinità, soprattutto nei volti, con le figure dipinte nei registri superiori della basilica dal cosiddetto Maestro di Isacco, forse lo stesso Giotto forse un capobottega leggermente più anziano.

Le scenografie architettoniche sono particolarmente sviluppate in altezza e creano complessi volumi con vuoti e pieni (si guardi per esempio al terrazzo sulla destra sostenuto da una colonna). In questi edifici non sono mantenuti rapporti dimensionali coerenti con le figure presenti, ma sono delle semplici quinte alla scena. Alcune incertezze assonometriche si possono notare nella scaletta esterna sulla sinistra, dove i gradini non sono dritti per permettere l’innaturale visione del pavimento (mentre si vede il soffitto del pianerottolo anche in basso dove è sorretto da due colonne).

Figure e sfondo appaiono efficacemente integrate, con colori chiari e brillanti dalle valenze anche simboliche: l’abito del padre ad esempio è giallo, simbolo di ricchezza mondana.

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