Turni massacranti e arretrati di stipendio, polizia penitenziaria in agitazione

da oggi la protesta continuata davanti al carcere di Capanne

Turni massacranti e arretrati di stipendio, polizia penitenziaria in agitazione

di Marcello Migliosi
«Il motivo di questa protesta è dovuto a due situazioni molto gravi che si sono venute a creare a Perugia. La prima che riguarda la retribuzione del personale, che pur facendo straordinari a circa 40 ore mensili, da quattro mesi è costretto a vedere tagli sul pagamento. Promesse su promesse e intanto i mesi passano, anche giungo è quasi passato. L’altro problema è la mancanza del numero giusto per poter gestire i detenuti», sono le parole di  Stefano Antonogni, della Csil Fns dell’Umbria che oggi, insieme alle altre sigle sindacali, ha avviato una protesta ocn presidio davanti al carcere di Capanne.

«La pianta organica – afferma – prevede 298 unità, al momento siamo 215 effettivi. Ne mancherebbero 28 in pianta organica più altre 53 persone in altre sedi. Si tratta – precisa – anche di servizi amministrativi -, dipartimento, amministrazione penitenziaria a Roma, servizi presso il nostro provveditorato regionale».

Di fatto la situazione non è più sostenibile: “Il personale – denunciano i sindacati – non riesce più ad avere quel giusto recupero psicofisico, dinispensabile per espletare bene il nostro lavoro”. 

Di fatto anche i turni di riposo, pur se programmati, regolarmente però vengono annullati per esigenze di servizio. «Sì – conferma Stefano Antonogni – quando si arriva al 15 o al 20 del mese non ce la facciamo proprio più».

Non ci sono quindi recuperi ore, non ci sono congedi ordinari, riposti, insomma un bell’inferno. In questa condizione di stress continuo la stanchezza si accumula, e l’operatore va in malattia. «Questo – spiega – è il fatto principale. Poi, ma non è un fatto secondario, c’è il problema legato all’accorpamento dei due provveditorati, Toscana ed Umbria. Vengono di continuo assegnati dei detenuti psichiatrici della Toscana e di altre regioni».

Si può ben capire, diciamo noi, che questo è un carico di lavoro che si somma su una condizione di difficoltà già particolarmente pronunciata. «Perugia – spiegano i sindacati – dovrebbe essere un istituto a sorveglianza dinamica. dove i detenuti firmano un patto di responsabilità e sono un pochino più liberi all’interno delle mura  del carcere, fanno più attività, ma devono rispettare le regole».

Si tratta, in sostanza, di persone che scelgono di cambiare vita. e la Polizia penitenziaria ci tiene moltissimo a questa cosa. La speranza è quella di restituire alla società delle persone cambiate se non totalmente recuperate, addirittura. 

«I detenuti psichiatrici – affermano i sindacati della Polizia penitenziaria – ci fanno lavorare molto di più, le esigenze sono diverse, si auto lesionano di più, Questo non basta, perché la loro condizione mina il percorso degli altri».

Come se non bastasse dalla Toscana di detenuti ne fanno arrivare proprio troppi, e si tratta, per lo più, di detenuti in attesa di primo giudizio. La competenza è dei palazzi di giustizia toscani e gli agenti sono costretti di continuo a fare su è giù con le sedi fuori regione per accompagnarli.

Livorno, Firenze Pisa, tutta un’altra cosa che poterli portare a Perugia. Spese su spese, fatica che si accumula, tempo che non basta più. «Siamo quindi – afferma – entrati in “protesta continuata” che di fatto è un sit in permanente che rimarrà in atto fino quando l’amministrazione non ci darà un segnale tangibile sotto l’aspetto di ritrasferire i detenuti più problematici e non si deciderà a pagarci i soldi che ci spettano».

Nonostante la stanchezza e le difficoltà i servizi vengono assicurati. I sindacati sanno benissimo che la condizione non è che si possa rimediare con un colpo di bacchetta magica, ma servirebbe per poter “traghettare” traghettare l’estate fino quando non arriveranno gli agenti dai nuovi corsi.

 

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