Prime pagine dei giornali, la rassegna stampa del 28 aprile 2020, martedì
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Covid19, a Giove spuntano 7 positivi, le difficoltà di un comune zona rossa
“La situazione ad oggi è abbastanza confusa”. A dirlo è il sindaco di Giove, Alvaro Parca. Il comune di Giove è stato dichiarato zona rossa fino al 3 maggio. Ai casi positivi già individuati con i tamponi ed in fase di fine isolamento, si sono aggiunti sette nuovi casi individuati a seguito dei test. Dai circa 910 test sono emersi 73 casi di possibile positività per il cui accertamento sono stati eseguiti i tamponi. Da comunicazioni non ufficiali della USL – spiega Parca – sembra che ad oggi siano pervenuti i risultati solo di una quarantina di tamponi tra i quali si hanno 7 casi positivi (per i quali sono state già notificate le relative ordinanze di isolamento), 5 dubbi e 29 negativi”.
Entro oggi dovrebbero arrivare i risultati di tutti i tamponi effettuati: “ed allora – conclude il sindaco – potremo fare le nostre considerazioni e verificare le possibilità di uscire dalla zona rossa”.
“In 24 ore – scrive Giuliano Santelli della protezione Civile – effettuati oltre 900 test sierologici grazie all’organizzazione del Distretto Socio Sanitario, del Comune e del fondamentale supporto del volontariato sanitario di Anpas, Croce Rossa, Croce Verde, Misericordie coordinati dalla Funzione Associata sud-ovest orvietano. A questi vanno aggiunti i quasi 500 tamponi svolti nei giorni scorsi. Si tratta di un primo approccio di governance a questa emergenza, per arrivare ad una vera e propria strategia operativa. Il tavolo regionale del COR, per l’attuazione di tale strategia, non può esimersi dal comprendere tutte le componenti che hanno operato sul campo in questa prima fase emergenziale. In primo luogo per quanto ci riguarda il volontariato, che anche in questa occasione ha dimostrato tutta la sua strategicità all’interno del sistema di Protezione civile”.
Una residente, intanto, ha scritta una lettera alle istituzioni, a nome di tutti i residenti: “Abitiamo a Giove, 1900 anime che come nessun’altra popolazione in Umbria si trova faccia a faccia con il Covid 19. Contagi in rapida crescita, con interi nuclei familiari coinvolti (compresi bambini, ragazzi, anziani). E così siamo entrati in zona rossa per 14 giorni, ora prorogati fino alle 20 del 3 maggio. Con i contagi è aumentata la paura per sé stessi e la preoccupazione per i contagiati, ma la comunità intera ha reagito: ha fatto squadra per soccorrere i bisognosi ed affrontare le difficoltà ulteriori della zona rossa. La spesa in ordine alfabetico settimanale nei negozi paesani, encomiabili ma purtroppo insufficienti per le esigenze di tutti noi, cosi da costringere la nostra protezione civile (con l’aiuto del Comune di Attigliano e di volontari di Lugnano ed Amelia) ad approvvigionamenti fuori e consegne a domicilio, con inevitabili mancanze ed errori di prodotti. L’ufficio postale fa orario ultraridotto e con le tabaccherie chiuse pagare una bolletta o fare una ricarica telefonica è pressoché impossibile; inoltre l’unico bancomat funziona a intermittenza. A questi ed altri disagi si somma per molti l’azzeramento del reddito a causa della totale sospensione di attività economiche oppure il rischio grave di perdere il lavoro fuori del perimetro, se la zona rossa non dovesse essere revocata o stemperata a breve. Scopo primario, quest’ultimo, per cui la popolazione si è sottoposta in massa allo screening sierologico a tappeto disposto dalla Regione, con tempistiche opinabili”.
Una lunghissima lettera trasmessa al Prefetto di Terni, al Presidente della Regione Umbria e al Sindaco di Giove: “Alle Istituzioni chiediamo con forza un’immediata riconsiderazione delle misure restrittive, che coniughino la tutela della salute con le necessità lavorative di molti concittadini, abbreviando il termine finale del 3 maggio o consentendo almeno a coloro che sono risultati negativi ai test di riprendere le attività lavorative fuori dal perimetro, ma anche dentro in assenza di contatti interpersonali. In ogni caso chiediamo l’adozione di misure immediate per assicurarci i servizi essenziali (con la riapertura delle tabaccherie, il perfetto funzionamento del bancomat, l’arrivo nei nostri negozi di generi di necessità quotidiana in quantità e qualità adeguata); ed ancora l’invio di fondi speciali per far fronte alle tante esigenze alimentari che la zona rossa ha generato ed aggravato”.
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