Perugia, Cardinale Gualtiero Bassetti, riconfermato dal Papa

Il cardinale Bassetti prosegue la sua missione di pastore della Chiesa perugino-pievese

Perugia, Cardinale Gualtiero Bassetti, riconfermato dal Papa
PERUGIA – Il cardinale Gualtiero Bassetti ha informato il clero diocesano che il Santo Padre ha prorogato il suo mandato alla guida dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, con la formula “donec aliter provideatur” (finché il Papa non dispone diversamente), dopo la rinuncia, da lui presentata per raggiunti limiti di età, al compimento dei 75 anni, il 7 aprile.

Il vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti esprime a papa Francesco, a nome di tutta la Chiesa diocesana, presbiteri, religiosi e laici, «immensa gratitudine per aver lasciato alla guida della nostra comunità un pastore buono, saggio e premuroso come il cardinale Gualtiero Bassetti», sottolineando che «si tratta anche di un gesto di riguardo del Santo Padre verso la città di Perugia che avrà ancora un cardinale come arcivescovo».

Il cardinale Bassetti prosegue la sua missione di pastore della Chiesa perugino-pievese con rinnovato slancio e non venendo meno a uno degli impegni a lui particolarmente a cuore, portandolo a contatto diretto con la gente. Si tratta della Visita pastorale alle realtà parrocchiali dell’Archidiocesi, avviata nel 2014 e che concluderà in autunno, ma avrà anche il tempo di vederne i “frutti” come il compimento delle Unità pastorali, a testimonianza di una Chiesa locale in comunione e pastoralmente feconda. «Svolgere il mio ministero di prete in una parrocchia di periferia…, fu l’esperienza più bella della mia vita di prete», ha scritto il porporato al Papa nella sua lettera di rinuncia, consegnata personalmente al Santo Padre nella seconda metà di marzo scorso e comunicata al clero in occasione della Messa Crismale.

Nell’esprimere a papa Francesco i suoi sentimenti, il cardinale Bassetti scrive: «un fremito profondo mi assale. Da una parte la gioia del “contadino” – vengo dalla campagna – che al calar del sole lascia sul campo la sua vanga, dall’altra il rimpianto per non aver saputo valorizzare al meglio quei pochi o tanti talenti che gratuitamente ho ricevuto dalla Provvidenza».

Nella lettera, il porporato ha ripercorso in breve le tappe salienti della sua vita, interamente donata a Dio e alla Chiesa, attraverso un susseguirsi di “chiamate” a incarichi sempre più impegnativi. Come uno scout, è stato pronto ogni volta a riempire il suo “zaino” per ripartire per nuove mete. La più ardua è stata quella di aver condotto al sacerdozio, per undici anni, come  rettore del Seminario maggiore di Firenze, tanti giovani. Questi anni sono stati per don Bassetti un «tempo di grazia, in cui ho sperimentato la mia povertà e inadeguatezza dinanzi ad una missione che mi ha sempre spaventato. Ho ammesso al sacerdozio 107 candidati. C’è da tremare…».

Poi l’episcopato a Massa Marittima-Piombino, dal 2004 al 2009: «Furono cinque anni indimenticabili con i minatori, gli operai delle acciaierie, i pescatori dell’Isola d’Elba». Di nuovo mons. Bassetti dovette rimettersi «lo zaino sulle spalle» per il trasferimento ad Arezzo-Cortona-Sansepolcro: «La Verna, Camaldoli, le Celle di Cortona: luoghi dell’anima, che spesso sogno durante la notte». E poi ancora, dieci anni dopo, «il 16 luglio del 2009, l’incarico per Perugia-Città della Pieve: “dal Granducato di Toscana al cuore dello Stato Pontificio”. Mi ci è voluto un po’ per ambientarmi, ma ora il mio cuore è con la mia gente».

«Infine, la sorpresa di Papa Francesco: il cardinalato. Mi trovavo in periferia ad amministrare le cresime, quando una donna venne in sacrestia per dare l’annuncio; non le credetti e la trattai male. Mi comportai come gli Apostoli all’annuncio della Resurrezione di Gesù da parte delle donne… Anche questo servizio lo sto vivendo in pace, e sento che non è “un onore, un vanto e un privilegio”». «Ora, lo zaino lo devo “caricare” ancora di più – conclude il cardinale –, perché il Signore mi sta orientando verso la meta finale. Sono pronto a lasciare tutto, anche le cose più belle, perché non voglio trascurare la mia anima».

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