Pena di morte, fa discutere negli Usa la decisione del Papa. La pena di morte “e’ inammissibile”. E la Santa Sede “si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. Lo afferma Papa Francesco che ha approvato una modifica al testo del Catechismo della Chiesa Cattolica, disponendo che venga tradotta nelle diverse lingue e inserita in tutte le edizioni. “Per molto tempo – ricorda il Papa nel ‘ rescritto pubblicato oggi – il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorita’, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravita’ di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune.
Oggi e’ sempre piu’ viva la consapevolezza che la dignita’ della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si e’ diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione piu’ efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilita’ di redimersi”.
“Pertanto – spiega Fraancesco nel breve documento affidato alla Congreghazione per la Dottrina della Fede – la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte e’ inammissibile perche’ attenta all’ inviolabilita’ e dignita’ della persona e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. Il rescritto e’ stato promulgato tramite pubblicazione su L’ Osservatore Romano, entrando in vigore lo stesso giorno, e quindi pubblicato sugli Acta Apostolicae Sedis.
Finora l’insegnamento tradizionale della Chiesa non escludeva in modo assoluto il ricorso alla pena di morte. E’ per questo motivo che Papa Francesco ha auspicato che il Catechismo venga modificato. Il punto in questione era il 2267: “L’ insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’ identita’ e della responsabilita’ del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’ unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”.
Questa formulazione era stata chiesta esplicitamente alla Santa Sede dal rappresentante dell’ Episcopato del Cile nel Comitato di redazione del Catechismo, come aveva poi rivelato l’ allora cardinale Joseph Ratzinger.
In realta’ il Concilio di Trento, nel suo Catechismo, ripreso dal Catechismo maggiore di Pio X, diceva che e’ lecito uccidere quando si combatte “una guerra giusta” e quando “quando si esegue per ordine dell’ autorita’ suprema la condanna di morte in pena di qualche delitto”.
Ma gia’ nel 2005, qualcosa era cambiato, almeno nella spiegazione di una sensibilita’ diversa perche’ era stato aggiunto: “oggi a seguito delle possibilita’ di cui lo Stato dispone per reprimere il crimine rendendo inoffensivo il colpevole, i casi di assoluta necessita’ di pena di morte sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti”.
Una posizione espressa da Giovanni Paolo II nel 1999, in visita negli Stati Uniti, suscitando polemiche visto l’ uso della pena di morte che si fa oltreoceano, quando riconobbe che “la societa’ moderna possiede gli strumenti per proteggersi, senza negare ai criminali la possibilita’ di ravvedersi”. Quindi, l’ appello “per abolire la pena di morte, che e’ crudele e inutile”.
Dallo Stato della Citta’ del Vaticano, dopo una prima abolizione de facto, ma non de jure della pena di morte da parte di Paolo VI, fu proprio Papa Wojtyla che, con un motu proprio nel febbraio 2001, ad abolirla in modo definitivo dalla Legge fondamentale vaticana.
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