La rassegna stampa video giornali in pdf del 15 luglio 2020, mercoledì
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Ast Terni comunica proroga cassa integrazione, ma sindacati non firmano
Le acciaierie di Terni, in questo momento di grande fibrillazione dei mercati a causa della pandemia Covid-19, e la conseguente riduzione di ordini e volumi produttivi, il 30 giugno ha comunicato ai sindacati la proroga della Cassa Integrazione Ordinaria per Covid-19 dall’1 al 12 luglio, per un massimo di 500 dipendenti.
La Società ha incontrato la RSU per un esame franco e trasparente della situazione. La prima riunione, che si è svolta il 6 luglio, si è conclusa con la richiesta della RSU di un rinvio al 7 luglio, al quale è seguito un terzo incontro, svoltosi il 13 luglio. AST ha sempre proposto alla RSU di firmare un accordo identico a quello sottoscritto in occasione del precedente periodo di Cassa per Covid-19 (dal 23 al 30 giugno 2020).
“Per la prima volta, da diversi anni a questa parte – scrive in una nota l’azienda -, non è stato raggiunto alcun accordo sulla Cassa Integrazione Ordinaria, per il rifiuto della Rsu di sottoscrivere un’intesa. Restano del tutto incomprensibili i motivi di questo rifiuto, tenendo conto che si tratta di un accordo identico a quello firmato solo quindici giorni prima. In questo momento di seria difficoltà per l’intero Paese – aggiunge una nota della società -, auspichiamo che prevalga il senso di responsabilità e l’impegno a trovare soluzioni condivise. È fondamentale – conclude la nota – tenere conto della gravità del quadro economico in cui anche la nostra Azienda si trova a operare, evitando di aggravarlo ulteriormente con richieste totalmente fuori luogo rispetto al contesto generale”.
La reazione delle Rsu è stata: «L’azienda contrariamente a quanto sta comunicando ai dipendenti – tuonano le Rsu – ha impedito un’adeguata mediazione presentandoci un accordo preconfezionato, modificando unilateralmente le modalità di cassa integrazione che, fino a ieri, erano oggetto di accordo. Quanto accaduto è un atto grave – continuano le Rsu –, una decisione unilaterale che di fatto, ancora una volta, fa pagare il peso della crisi e delle scelte aziendali solo ai lavoratori».
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