Arrestata la banda della Panda verde, refurtiva recuperata PERUGIA – Quartieri dei ponti di Perugia terrorizzati dalla famigerata Panda verde. Sono stati assicurati alla giustizia i due ladri, di origine albanese del 1976 e 1985, già conosciuti alle Forze dell’Ordine.
I malviventi sono i responsabili dei furti commessi nel mese di marzo tra Ponte San Giovanni, Villa Pitignano, Ponte Valleceppi. Cinque gli episodi contestati. A compiere l’arresto, avvenuto sabato scorso nei pressi di un bar, i carabinieri del comando provinciale di Perugia, insieme a quelli Ponte San Giovanni e Valfabbrica.
Il tutto è stato possibile anche grazie alle testimonianze e alle segnalazioni da parte dei cittadini, non solo le vittime dei furti, ma anche dei vicini di casa. Di fondamentale importanza sono state le immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza. Dalle testimonianze sono arrivate le prime descrizioni dei soggetti.
I ladri, come detto, si spostavano con una panda verde.
Non avevano una fissa dimora e spesso cambiavano abitazione, utilizzando anche casolari abbandonati. In uno di questi è stata trovata parte della refurtiva (denaro, monili d’oro, orologi, televisori, alcuni capi di abbigliamento).
Il modus operandi dei due uomini (caratterizzato da scaltrezza e abilità operativa) era, infatti, sempre lo stesso: approfittando della momentanea assenza dei proprietari degli appartamenti, i criminali, mediante l’effrazione di porte e finestre, s’introducevano all’interno delle abitazioni, asportando numerosi oggetti di valore, per poi darsi alla fuga utilizzando la macchina utilitaria risultata essere oggetto di furto.
La misura cautelare è stata emessa il 4 di aprile dal Tribunale di Perugia che ha condiviso appieno le risultanze emerse all’esito delle investigazioni dei militari.
L’attività di indagine è durata circa 20 giorni. E’ stato molto difficile bloccarli. I due hanno opposto resistenza tentando la fuga, ma alla fine i militari sono riusciti a fermarli. Due carabinieri sono rimasti lievemente feriti. Assolte le formalità di rito, i malviventi sono stati poi associati presso il carcere di Capanne, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
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