Verini candidato alla segreteria del Pd umbro, intervista video



Verini candidato alla segreteria del Pd umbro, intervista video Il progetto prima di tutto, un partito aperto, che sappia stare tra le persone, ascoltare e trovare risposte, basta divisioni sulle correnti e sugli incarichi ma un soggetto che sappia indicare un orizzonte e valorizzare il pluralismo. È questo lo spirito che muove la candidatura di Walter Verini alla guida del Pd umbro. “Non lo faccio a livello personale – ci tiene a ribadire – ma per incarnare una prospettiva di ricostruzione”.

“In primavera abbiamo provato a dare vita a un percorso che ci mettesse tutti insieme, ciascuno col proprio contributo, intorno a un progetto per l’Umbria, allora si è preferito scegliere un’altra strada ma oggi l’obiettivo di questa candidatura rimane lo stesso”.

In 120, tra sindaci, amministratori locali, segretari hanno sottoscritto l’appello, “ma non farò i nomi, anche perché sono convinto che uno dei principali mali di questo partito – dice Verini in conferenza stampa – resta il ‘corsovannuccismo’, una malattia infantile e senile della sinistra umbra. Il mondo è più ampio”. “Nessuna esibizione muscolare – quindi – ma la certezza che una voce e un profilo collettivo siano necessari”.

“Non mi sento alternativo – aggiunge – rispetto a chi vuole una svolta nel Pd, ne apprezzo, anzi, la spinta al rinnovamento e spero che al più presto si possa trovare il modo di unire le forze”, sono le parole che Verini ha rivolto ad Andrea Pensi.

Il Pd che il deputato dem ha in mente è un Pd rinnovato, aperto, non dilaniato da lotte di corrente. “Rilevo che un male profondo dell’Umbria – sottolinea – è che c’è stato un dibattito ingessato dai correntismi, mentre ritengo il pluralismo un elemento fondamentale. Vogliamo litigare sui contenuti e non sulle spartizioni? L’impressione che abbiamo dato, non soltanto in Umbria, è che ci siamo accapigliati non sulle idee, non su come governare meglio o come migliorare la vita delle persone. Questo toglie credibilità nella politica. La mia candidatura ha questo senso”.

E ancora: “Chi dirigerà il partito dovrà essere un arbitro, non un giocatore e quindi come prima cosa dovrà chiamarsi fuori, in primo luogo dell’appuntamento con le regionali. Chi dirige il partito deve avere la credibilità necessaria per rimettere al centro i progetti e costruire gruppi dirigenti, valorizzando le giovani generazioni”. L’ambizione è che “si sentano tutti protagonisti. Ho paura di quello che potrebbe succede anche in Umbria se il centrosinistra, se pur ammaccato, dovesse lasciare spazio a un centrodestra pericoloso”.

In questo senso è evidente che serve accelerare: “C’è un giudizio positivo dei nostri amministratori, ma dobbiamo mettere il turbo, ecco perché dobbiamo ridare respiro al Pd, consentirgli di discutere di recuperare vitalità smettendo di litigare per le preferenze”. Ecco perché Verini ci tiene molto a “far precedere le primarie da un momento programmatico, che dovrebbe essere qualcosa in più di un momento in cui i candidati presentano il loro programma. Il congresso non deve e non può essere una conta. Abbiamo bisogno di definire tutti insieme una direzione di marcia.

Occupiamoci tutti i giorni della vita delle persone. Definiamo una cosa comune, una direzione per il Pd. Confrontiamoci ma il giorno dopo chi vince ha un programma costruito non col ceto politico ma con coloro a cui ci rivolgiamo. Sono interessato alle idee che ci sono per l’Umbria e ad andare tra le persone, cercherò di tenermi fuori dal contificio.

Sono profondamente convinto di una cosa: serve un soggetto, che si chiama partito, che deve essere aperto, che tutti i giorni parla con chi fa le file alle Asl, con l’impresa che ce la fa, con chi è precario, con chi lavora, con chi si occupa di ambiente, con le vecchie e nuove povertà e trasferisce quelle problematiche nelle sedi amministrative e di governo. Il partito deve condividere domande e bisogni con le persone e a cui deve delle risposte nella convinzione che il riformismo dall’alto, se non c’è chi condivide la vita vera dei cittadini, rischia di non essere capito”. “Sono disponibile – conclude Verini – a essere il segretario di tutti”.

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