Reato di peculato continuato, arrestata guardia giurata di Perugia PERUGIA – Intascava fraudolentemente una buona ”fetta” del contante. Nei guai una guardia giurata perugina di 45 anni incaricata dalla società di vigilanza di Corciano per il quale lavorava di ricaricare alcuni bancomat della provincia di Terni. Un ammanco di 137.500 euro in mazzette da 10, 20 e 50 euro. L’uomo in primo caso si è appropriato di 60.000 euro, in un altro di 7.500, e poi ancora di 5.000, 20.000 e infine di 45.000 euro in banconote.
Un’ingente somma di denaro volatizzatasi nel nulla in pochi giorni, dal 13 al 21 ottobre. E’ il punto di partenza di un’attività d’indagine condotta dai militari della Stazione Carabinieri di Corciano della Compagnia di Perugia e conclusasi con l’arresto, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria perugina, di una guardia giurata incaricata al trasporto valori per un Istituto di Vigilanza corcianese.
Umbria Journal TVIl Tg a portata di clickTutto è iniziato lo scorso mese di ottobre quando i rappresentati della società di vigilanza hanno denunciato alla Stazione carabinieri di Corciano delle anomalie nelle operazioni di caricamento di alcuni sportelli bancomat di diverse filiali ubicate a Terni.
Il valore delle banconote erogate agli utenti dagli sportelli non corrispondeva al valore di quelle in teoria caricate in precedenza.
I riscontri investigativi, svolti dai militari sotto la direzione della Procura della Repubblica di Perugia, hanno consentito sin da subito di focalizzare l’attenzione su una guardia giurata che, come detto, in ben quattro occasioni, accertate durante le fasi di caricamento dei bancomat, anziché inserire tutte le banconote all’interno dello sportello intascava fraudolentemente una buona ”fetta” del contante.
I bancomat erano installati in due centri commerciali, nell’acciaierie e in un’occasione anche presso la stazione ferroviaria di Terni.
La guardia giurata, una volta scoperto, ha confessato le proprie responsabilità autosospendendosi dal lavoro. Ora è agli arresti domiciliari e ristretto presso la propria abitazione. L’accusa è quella di reato di peculato continuato grave proprio per la funzione che ricopre: quella di pubblico servizio.
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