Pugni e morsi agli agenti, aggressione al carcere di Capanne a Perugia Era tra i detenuti in partenza – per trasferimento – dal carcere di Perugia, ma all’atto di partire si è scagliato contro gli agenti di Polizia Penitenziaria, ferendoli. Tre i poliziotti feriti, due lievemente, mentre uno avrebbe ricevuto un morso sul collo e avrebbe riportato lesioni ad un polso.
A darne notizia è Fabrizio Bonino, Segretario Nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Il detenuto, nigeriano, si è opposto in tutti i modi al trasferimento nel carcere di Verona e si è scagliato con forza e violenza contro gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ferendone tre che sono ricorsi alle cure in Ospedale. Per un collega c’è una sospetta frattura del polso, un altro è stato preso a morsi al collo. La cosa assurda e grave è che così facendo ha ottenuto quel che voleva, ossia non partire per Verona e rimanere a Perugia. E’, infatti, ristretto nella Sezione Isolamento. Ma è assurdo essere ostaggi, noi servitori dello Stato, rappresentanti di un Corpo di Polizia dello Stato, di criminali e delinquenti incalliti, senza alcun rispetto di regole, ordine e sicurezza”.
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“Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, denuncia Donato Capece, segretario generale SAPPE. “Altro che carcere umano e più sicuro, come prometteva il Ministro della Giustizia Orlando: le carceri sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.
Ed è ancora più grave che il responsabile delle violenze di ieri a Viterbo sia stato uno dei protagonisti della sconsiderata rivolta nel carcere di Ariano Irpino di qualche giorno fa, durante la quale furono sequestrati due poliziotti.
Non ci si ostini dunque a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto: gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio – aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno.”.
Capece, che esprime solidarietà ed ha parole di apprezzamento per i poliziotti penitenziari contusi e feriti a Perugia, aggiunge: “Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato.
Sono oggettivi i numeri riferiti alle colluttazioni ed ai ferimenti nelle carceri italiane, riferiti all’anno 2017: le colluttazioni sono state 7.446 ed i ferimenti 1.175. Ossia, statisticamente 20 colluttazioni e 3 ferimenti al giorno!
Non fanno statistica ma sono reali le aggressioni verbali di quei detenuti che inveiscono, offendono e poi scagliano contro i poliziotti penitenziari le proprie feci, l’urina o la candeggina… E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino? Evidentemente le priorità erano e sono altre: come, ad esempio, consentire l’uso della sigaretta elettronica nelle celle o prevedere le “doccette” nei cortili passeggi per dare refrigerio ai detenuti durante i mesi estivi (dimenticandosi per altro, sistematicamente, l’adozione concreta di provvedimenti per il benessere del Personale di Polizia Penitenziaria, specie di quello che vive nelle Caserme…)”.
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