Protesta della Rete Umbra 2020 contro la legge sulla famiglia

Protesta della Rete Umbra 2020 contro la legge sulla famiglia

Dura la protesta fuori dal Consiglio regionale della Rete Umbra 2020 dopo l’approvazione della legge sulla famiglia. Le associazioni, che ieri hanno presidiato piazza Italia, criticano la modifica legislativa definendola “un testo ideologico, patriarcale e oscurantista” che mira a manipolare le opinioni e le scelte delle persone, in particolare delle donne, eliminando la cultura dell’autodeterminazione e della libertà di scelta. Secondo loro, la normativa considera legittima e degna di difesa solo la famiglia tradizionale, formata da un uomo e una donna uniti in matrimonio con prole, dimenticando tutte le altre realtà familiari della società odierna.

I consiglieri regionali di opposizione Simona Meloni, Tommaso Bori, Michele Bettarelli e Fabio Paparelli (Pd) hanno espresso il loro disappunto per l’approvazione a maggioranza della legge a un mese dalle elezioni. Ritengono che questa rappresenti un’occasione mancata per dare all’Umbria un messaggio di unità e coesione politica su un tema centrale che dovrebbe unire e non dividere. La maggioranza ha scelto una strada forzata, impedendo che la legge contenesse elementi di maggiore apertura in termini di diritti, rappresentando di fatto un passo indietro rispetto al testo unico del 2015, che riconosceva centralità al termine “famiglie” e non solo alla famiglia tradizionale.

Grazie al lavoro svolto dalle associazioni per i diritti civili, con cui hanno collaborato negli ultimi mesi, l’impianto normativo approvato oggi è comunque migliorato rispetto alla prima stesura, fortemente intrisa di temi ideologici. Nonostante abbiano presentato sette emendamenti migliorativi sui temi della fertilità, contro le discriminazioni e gli stereotipi, sui consultori, sui tempi di conciliazione tra lavoro, scuola e famiglia, sull’attenzione ai più fragili, sulla parità di genere nelle famiglie, sui servizi di mediazione familiare gratuita, sui familiari caregiver e sulla Consulta regionale per le famiglie, la maggioranza ha deciso di trincerarsi dietro le proprie posizioni preconcette.

Gli esponenti dell’opposizione avevano chiesto inoltre che in tutti gli articoli venisse sostituita la parola “famiglia” con “famiglie”, per riflettere la diversità dei nuclei familiari nella società odierna, caratterizzata dal progressivo invecchiamento della popolazione e dalla frammentazione globale delle relazioni. Hanno deciso di non votare questa legge, pur riconoscendo l’importanza di aver previsto risorse strutturali per il sostegno delle famiglie, perché ritengono necessario dare alla legge una visione più moderna e inclusiva che tenga conto di famiglie unipersonali, single, famiglie composte da un solo genitore e un figlio, famiglie ricostruite, formate successivamente a un precedente matrimonio, famiglie di fatto o unioni civili, conviventi non sposati. Tutte realtà che la maggioranza disconosce, negando la realtà.

I consiglieri Meloni, Bori, Bettarelli e Paparelli concludono affermando che questa destra ha impedito che cittadini e cittadine venissero riconosciuti come destinatari di diritti, definendo la scelta sbagliata e antistorica, e promettono di continuare a contrastarla in tutte le sedi.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*