04/09/2018 “La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me”, cantava al Festival di Sanremo del 1997, nel brano scritto per lei da Vasco Rossi sulle musiche di Gaetano Curreri, …E dimmi che non vuoi morire. Arrivò solo ottava, sebbene la sala stampa le assegnò il Premio della Critica, ma quella frase, a Patty Pravo, si appiccò addosso in modo indelebile, divenne una sorta di mantra, di credo laico per una donna, un’artista che la vita se l’è sempre pennellata a sua immagine, l’ha morsa con gusto affondando i denti, l’ha esplorata in tutti i suoi anfratti, i più luminosi e più oscuri.
“La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me“, cantava al Festival di Sanremo del 1997, nel brano scritto per lei da Vasco Rossi sulle musiche di Gaetano Curreri, …E dimmi che non vuoi morire. Arrivò solo ottava, sebbene la sala stampa le assegnò il Premio della Critica, ma quella frase, a Patty Pravo, si appiccò addosso in modo indelebile, divenne una sorta di mantra, di credo laico per una donna, un’artista che la vita se l’è sempre pennellata a sua immagine, l’ha morsa con gusto affondando i denti, l’ha esplorata in tutti i suoi anfratti, i più luminosi e più oscuri. Con gioia e con dolore, ma senza mai pentirsi. E quella frase è diventata anche il titolo della sua biografia uscita lo scorso novembre, in cui scriveva “sei vuoi essere libera devi pagare. Pago ma anche ricevo e tanto”.
Divina, anticipatrice di mode, sofisticata, eccentrica, elegante
Divina, anticipatrice di mode, sofisticata, eccentrica, elegante, trasgressiva, imprevedibile. Ma soprattutto unica. Sempre bellissima, sempre intrigante, il volto malinconico ma ancora luminoso di Nicoletta Strambelli, poi diventata nota con il nome di Patty Pravo, non può che indurre ad una certa nostalgia. Nostalgia di un tempo aureo che non tornerà più, di una stagione indimenticabile in cui le speranze di milioni di giovani si riversavano per le strade e i tabù venivano infranti, le libertà conquistate a dura forza e i dogmi rimessi in discussione. Erano i tempi del “Piper”, il mitico locale notturno in cui si condensava la bella vita mondana di Roma, di cui Patty Pravo è stata per anni campionessa imbattibile.
Oggi, a 70 anni (li compirà lunedì 9 aprile), Nicoletta Strambelli (come è registrata all’anagrafe di Venezia, dove nacque nel 1948), non smette di essere se stessa: libera, unica, eccentrica, volitiva, provocante e provocatoria. In una parola, una diva, una delle poche della musica italiana. Ribelle fin dall’infanzia, adolescente in quei “favolosi” anni Sessanta che cambiarono il mondo, la società, le relazioni interpersonali, il rapporto con il sesso. Lei, assetata di esperienze, non si è lasciata sfuggire nulla. Ancora ragazzina prende la rincorsa e lascia le tranquille calli veneziane, i nonni che hanno fatto le veci dei genitori, per inseguire i suoi sogni. Fugge prima a Londra, ma è poi Roma ad accogliere le sue inquietudini, le sue trasgressioni, i suoi primi successi.
Pazza idea, La bambola, Se perdo te, Pensiero stupendo, E dimmi che non vuoi morire sono solo alcune delle canzoni che l’hanno resa celebre in tutto il mondo, tanto da farle raggiungere un record: è tra i sette cantanti italiani ad aver venduto più di cento milioni di dischi. Famosa anche per i numerosi cambi di look, sfoggiati soprattutto al Festival di sanremo, cui ha partecipato per ben 10 volte, l’ultima nel 2016 e rimasti ormai nella storia del costume.
Debutta in un celebre locale romano, e rimarrà sempre per tutti la ragazza del Piper, capigliatura biondo platino e stivaloni di vernice nera sopra il ginocchio, che cantava Ragazzo triste (il suo primo singolo, inciso nel 1966). Dal Piper al successo internazionale il passo è breve.
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