Morto John Kercher, il papà di Meredith era giornalista del “The Sun”



Morto John Kercher, il papà di Meredith era giornalista del “The Sun”

di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA – Magro, se non emaciato, questo padre sfortunato. Già prima dell’agghiacciante morte della figlia primogenita, Meredith (Mez, in famiglia), uccisa a due passi da piazza Grimana, nella casa presa in affitto per seguire un corso di studi universitari, nel 2007. John Kercher, 77 anni, giornalista esperto di economia e collaboratore del The Sun e di altri giornali inglesi, ha combattuto con vigore per far emergere la verità sul brutale assassinio della figlia. Aveva pubblicato persino un libro, titolato “Meredith”, sullo sconvolgente delitto che aveva gettato nella disperazione la sua famiglia (la moglie, Arline, da cui viveva separato, ed i figli Stephanie e Lyle, il figlio maschio).

Anche per far sentire la voce autentica della famiglia su quel pullulare di pubblicazioni, ricostruzioni e servizi televisivi, addirittura film che costellarono quell’allucinante giallo che interessava più continenti. Per i protagonisti del delitto (la vittima inglese, il coinvolgimento di due africani – uno assolto, con formula piena, l’altro condannato a sedici anni – un italiano ed una americana, entrambi prosciolti) provenienti dall’Europa, dagli Stati Uniti, dall’Africa.

John – capelli bianchi, baffi e pizzetto appena accennato, voce profonda – si era sempre comportato con grande dignità di fronte ad una tragedia che avrebbe spezzato il cuore di qualunque genitore. Entrò, con gli occhi rossi, precedendo i suoi familiari nella camera mortuaria, allestita nell’obitorio di Monteluce, per lanciare un ultimo sguardo alla figlia tanto amata. E che lo riamava. Non solo, che sognava di seguire, magari al parlamento europeo, le orme del padre, come giornslista. E con altrettanta dignità seguì di persona alcune fasi processo, seduto vicino all’avvocato Maresca, difensore di parte civile. Fu John sull’emiciclo, seduto davanti ai giudici della corte d’Assise, a fornire un particolare: che Mez aveva seguito corsi di arti marziali e che, quindi, dovesse essere stata aggredita da più persone, perché altrimenti avrebbe potuto difendersi da sola.

Leggi anche – Morto padre Meredith Kercher per conseguenze di un sospetto scippo

Proprio nel primo pomeriggio di quel terribile giorno, il 1 novembre 2007, Meredith lo aveva chiamato sul cellulare. Poche parole per salutarlo, forse per dirgli di guardare le foto scattate nella notte di Halloween con le amiche inglesi, in giro per i pub perugini fino all’alba e postate da lei stessa su Facebook. John in quel momento si trovava in banca, per una commissione, Mez aveva dormito fino ad allora e si stava preparando per andare a casa di una amica inglese in via Bontempi. Per questo motivo si erano dati appuntamento, per parlare più approfonditamente e più a lungo, per l’indomani. Invece poche ore dopo Meredith venne uccisa, addirittura sgozzata, nella camera dell’appartamento condiviso con altre tre ragazze e lasciata nuda sul pavimento, il corpo massacrato coperto da un materasso. La porta chiusa.

Quel breve colloquio si rivelò l’ultimo tra padre e figlia. Un giallo allora (finito con la condanna di Rudy Guede, per concorso in omicidio e l’assoluzione, dopo un lungo periodo trascorso in carcere, di Raffaele Sollecito e di Amanda Knox, l’americana di Seattle, sua coinquilina), un mistero anche questo.

Già perché tre settimane fa John era stato trovato riverso a terra, in strada, davanti alla sua abitazione, a Croydon, quartiere a sud di Londra, con una serie di ferite (oltre ad un trauma cranico, pure un braccio ed una gamba rotta). Sembra che il giornalista fosse uscito di casa per alcune commissioni (lo ricordano i gestori di un negozio situato a pochi passi all’abitazione di lui), in una giornata di nebbia abbastanza fitta. Gli investigatori di Scotland Yard non sanno ancora se sia rimasto vittima di uno scippo e trascinato da una vettura in fuga o se sia stato travolto da un’auto “pirata”. Lui stesso, che qualche giorno dopo il ricovero in ospedale, tornano cosciente per qualche ora, aveva spiegato di non ricordare nulla di quanto avvenuto.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*