Libia, emergenza a Tripoli: governo crea comitato di crisi video
Il consiglio presidenziale ha preso la decisione “per proteggere i cittadini”. Il capo brigata ribelle annuncia: pronti all’assalto. Si cerca la mediazione dopo la ripresa dei combattimenti. Fonti del Ministero della Difesa: “Militari italiani stanno bene”
Dopo gli scontri tra milizie intorno alla capitale e la tregua definitivamente saltata ieri, 1 settembre, il consiglio presidenziale libico guidato da Fayez al Sarraj ha proclamato lo stato di emergenza a Tripoli. La decisione è stata assunta “per proteggere i cittadini e la sicurezza, gli impianti e le istituzioni vitali che richiedono tutte le necessarie misure militari e civili”, recita il comunicato ufficiale del governo di unità nazionale. Il consiglio presidenziale condanna nella nota gli scontri, definendoli “un attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio”. L’obiettivo dei combattimenti “è quello di interrompere il processo pacifico di transizione politica” cancellando “gli sforzi nazionali e internazionali per arrivare alla stabilizzazione del Paese”.
Ribelli “pronti ad attaccare Tripoli”
Intanto, diversi media locali riferiscono dell’avanzata a Sud della settima Brigata, con violenti combattimenti lungo la strada verso l’aeroporto. (LIBIA, DA SETTE ANNI NEL CAOS: SCHEDA) e il colonnello Abdel Rahim Al-Kani, leader della Settima Brigata, milizia della cittadina di Tarhuna, a 60 chilometri a sud della capitale, ha annunciato che le sue forze sono posizionate lungo la strada per l’aeroporto e stanno per sferrare un attacco al quartiere di Abu Salim, porta di accessoal centro storico
.
Si prova ad evitare un’escalation di violenze
È una vera e propria corsa contro il tempo per arrivare a una mediazione che eviti l’escalation di violenze, dopo che sono ripresi i combattimenti, a Tripoli, tra soldati governo di unità nazionale, sostenuto dall’Onu, e milizie rivali. Il capo del Consiglio libico degli anziani per la riconciliazione, Mohamed al-Mubshir, ha detto che è stato formato un comitato d’emergenza per negoziare con le parti in lotta, sottolineando allo stesso tempo di non sapere chi sia responsabile di aver violato l’accordo del cessate il fuoco, in quanto non sono presenti osservatori neutrali. In un comunicato, riporta la testata Libya Observer, il Consiglio ha indicato la necessità di raggiungere una soluzione radicale alla questione di tutte le formazioni armate nel Paese, assicurando che sosterrà ogni sforzo per arrivare a un cessate il fuoco nella capitale Tripoli.
Rivolta in prigione a sud di Tripoli, evasi 400 detenuti
Circa 400 detenuti sono evasi dopo una rivolta in un carcere in un sobborgo meridionale di Tripoli, teatro di violenti scontri tra milizie rivali, a causa dei quali il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza. Lo ha riferito la polizia. “I detenuti sono riusciti a forzare le porte e andarsene”, mentre i combattimenti tra le milizie rivali imperversavano vicino alla prigione di Ain Zara. Molti dei detenuti erano stati condannati per reati comuni o perché sostenitori di Muammar Gheddafi, l’ex leader ucciso nel 2011.
L’ambasciata italiana resta aperta
Al momento le resistenze più forti arrivano proprio dalla settima Brigata di Tarhuna, la milizia legata al signore della guerra Salah Badi che si è resa autonoma dal Governo di Accordo Nazionale e combatte per liberare Tripoli dalle altre milizie armate, accusate di corruzione. A fronteggiarla sono una serie di milizie che formano unità speciali dei ministeri dell’Interno e della Difesa del governo di Al-Sarraj: le Brigate Rivoluzionarie di Tripoli, la Forza speciale di Dissuasione (Rada), la Brigata Abu Selim e la Brigata Nawassi. Intanto dopo un colpo di mortaio che nella giornata di ieri, 1 settembre, ha centrato l’albergo Al-Wadan, vicinissimo all’ambasciata italiana, la stessa ha fatto sapere che resterà aperta. “Continuiamo a sostenere l’amata popolazione di Tripoli in questo difficile momento”. Così la sede diplomatica italiana su Twitter, smentendo indiscrezioni sulla chiusura della stessa. Fonti del ministero della Difesa fanno inoltre sapere che i militari italiani in Libia stanno bene e in sicurezza e nessun problema è stato riscontrato all’ospedale da campo a Misurata. Il ministro Elisabetta Trenta segue costantemente l’evolversi dei fatti ed è in continuo contatto con lo Stato Maggiore della Difesa, che le fornisce aggiornamenti puntuali sulla situazione.
Commenta per primo