Altre 24 ore, forse anche qualcuna di piu’ , per cercare l’ accordo, tra Lega e M5s, e dare vita a un governo politico. Sergio Mattarella riceve la richiesta a meta’ mattina, da una telefonata di Giancarlo Giorgetti, e decide di concedere l’ estrema chance ai partiti, ma scaduto quel termine vuole sulla sua scrivania un nome e due numeri, altrimenti incarichera’ una personalita’ super parties per cercare di dar vita a un esecutivo di servizio. Frutto anche dell’ annuncio di voler dar vita a un governo neutro, riparte dunque la trattativa per convincere Silvio Berlusconi a permettere la nascita di una alleanza giallo-verde.
Il timore di centrodestra e M5s, infatti, e’ duplice: se l’ esecutivo di tregua partisse sarebbe a scapito della coesione tra Lega e Fi e sarebbe difficile da fermare, se non partisse si voterebbe a luglio, il 22, e nonostante le dichiarazioni roboanti dei piu’ a pochi in realta’ piace la prospettiva di spiegare agli italiani sotto il solleone perche’ sono stati richiamati a votare dopo soli quattro mesi. In piu’ c’ e’ il timore di tanti parlamentari di non venire ricandidati o rieletti e questo ha fatto scattare l’ allarme tra i leader.
Il pressing della Lega si e’ fatto stringente su Fi, che ha ipotizzato una “astensione benevola” verso il possibile esecutivo di Carroccio e grillini. Ma il gong del Quirinale stava per suonare, tutti hanno capito che non si trattava di un bluff e cosi’ Salvini e Di Maio hanno chiesto altre 24 ore per trattare. Prima con piu’ ottimismo, poi frenati dai particolari, che sono famosi per nascondere il diavolo, e in particolare dalla figura del possibile premier e da quale riconoscimento concedere a Berlusconi in cambio del beau geste di permettere la nascita del nuovo governo senza considerare rotta la coalizione di centrodestra. Il primo tema investe i rapporti di forza tra i due futuri alleati, il secondo tema investe le garanzie che il Cavaliere chiede per essere certo di non fare da levatrice a un esecutivo che diventi poi nemico.
Dunque al Quirinale si sono fermate le lancette, la macchina partita per dar vita a un esecutivo di servizio e’ stata congelata. Nulla di ufficiale, ma nemmeno di ufficioso era stato fatto, ne’ verso il possibile premier e tanto meno verso i papabili ministri, la cui lista, va ricordato, in base alla Costituzione deve essere redatta dal premier che poi la propone al Capo dello Stato che procede alla nomina. Ma la scelta del Presidente e’ gia’ stata fatta, anche se resta per ora chiusa nel cassetto della sua scrivania al Colle.
Ora il Presidente della Repubblica attende di sapere se le trattative andranno a buon fine, ma non gli bastera’ avere generiche rassicurazioni: vuole un nome, quello del premier, e due numeri, quelli delle maggioranze di Camera e Senato. Senza quelli la macchina del governo neutro ripartira’ ed entro il fine settimana si sapra’ il nome di chi dovra’ giocarsi il tutto per tutto nelle aule parlamentari chiedendo una difficilissima fiducia o, in caso gli venisse negata, portando il paese al voto estivo. In questo gioco a scacchi un elemento fondamentale e’ anche la data del voto: il Quirinale ha fatto sapere che il 22 luglio sarebbe la prima finestra possibile, alcuni partiti preferirebbero accelerare, alcuni preferirebbero rallentare, e questo elemento influisce non poco sulle decisioni di queste ore.
Domani Mattarella sara’ tutto il giorno a Firenze per partecipare a The state of the Union insieme ai presidenti di Portogallo, Grecia e Irlanda, ospiti che non possono essere abbandonati a loro stessi. Una strettissima finestra per rientrare a Roma di corsa c’ e’ ma tutto fa pensare che qualunque passaggio formale possa avvenire solo da venerdi’ pomeriggio, dopo che il Capo dello Stato sara’ rientrato da un altro impegno, questa volta a Palermo.
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