Giornata Memoria, presentato ad Assisi “Un mondo senza di noi” il romanzo di Manuela Dviri

Manuela Dviri è una figlia che riscopre un po’ alla volta un grande mosaico famigliare

Giornata Memoria, presentato ad Assisi “Un mondo senza di noi” il romanzo di Manuela Dviri ASSISI – “Se dovessimo osservare un minuto di silenzio per ogni vittima della Shoah, significherebbe stare in silenzio per 11 anni”: riassume così la tragicità dell’eccidio degli ebrei, la scrittrice-giornalista Manuela Dviri, che ieri ad Asssi, ha  presentato il suo romanzo “Un mondo senza di noi”, che racconta di due famiglie, italiane, i due rami della sua famiglia, coinvolte nel vortice della Shoah.

All’incontro, che rientra tra le iniziative organizzate ad Assisi per celebrare la Giornata della Memoria erano presenti: Stefania Proietti, sindaco di Assisi, Monsignor Domenico Sorrentino Vescovo di Assisi – Nocera Umbra Gualdo Tadino, Fernanda Cecchini, Consigliere Regionale dell’Umbria e Mario Tosti Presidente ISUC.

Entrando nel merito del romanzo la scrittrice ha riferito che “si racconta anche dello smarrimento dei ragazzi ebrei che, all’improvviso, da una tranquilla vita all’insegna della normalità, si sono trovati a non poter più fare liberamente tantissime cose, come ad esempio andare a scuola. E’  la “mia” Shoah, quella di molti ebrei italiani. E’ mia madre ragazzina che non trova il suo nome nel tabellone dei voti a scuola, perché gli ebrei sono a parte. Che non può ricevere un otto, perché i voti degli ebrei non possono superare quelli degli “ariani”. È mio padre, che fino alla morte conserva il telegramma dell’amico Bruno, che gli dice di usare la sua casa, in caso di bisogno. La mia Shoah sono bambine che spariscono da scuola per sette anni e quando tornano nessuno gli chiede dove sono state. Prima delle leggi razziali, prima della Vergogna, mia madre, mio padre, i nonni, gli zii, i cugini, erano normali cittadini italiani. Finché non divennero “di razza ebraica”, e persero il lavoro, la dignità, la sicurezza, e infine rischiarono anche la vita: la scelta fu scappare, oppure morire. Qualcuno fu deportato. Qualcuno non tornò. Poi, mio padre e mia madre si conobbero in un campeggio ebraico, nel dopoguerra, e riconquistarono la “normalità”. Grazie a loro sono qui. A raccontare. Di loro e degli altri”.

Manuela Dviri è una figlia che riscopre un po’ alla volta un grande mosaico famigliare, ed è una madre che perde in guerra l’amato figlio ventenne e trova nel suo ricordo la forza di rinascere e di battersi perché ad altre madri sia risparmiata l’orribile sofferenza. Tra l’Israele di oggi e l’Italia di ieri risale i rivoli che si ricongiungono nel vasto fiume di una grande famiglia ebraica, sapendo che il suo viaggio incrocerà gli anni dorati prima della guerra, tra profumi di cibi, feste religiose, allegri matrimoni, riunioni di famiglia e vacanze al mare ma anche gli anni bui, tragici e dolenti della persecuzione. Una grande saga di ebrei italiani prima della Shoah, una storia che il male non è riuscito a cancellare, nel suo folle tentativo di “scrivere” un mondo senza loro, senza gli ebrei. Ma non c’è un loro e un noi, e un mondo senza loro sarebbe un mondo senza noi. Senza tutti noi.

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