Droga a domicilio, arrestata dai carabinieri una famiglia a Terni
Da Alessandro Laureti
TERNI – Tre persone sono finite in carcere nell’ambito di un’indagine effettuata dai Carabinieri di Terni con la Procura della Repubblica, nei confronti di una “famiglia di fatto” responsabile, a vario titolo ed in concorso, dello spaccio di stupefacenti come hashish, marijuana e cocaina. In manette la madre, una 46enne marocchina, suo figlio 23enne ed il compagno della donna, un 37enne di origine siciliana ma da tempo residente a Terni, tutti già gravati da precedenti per reati sempre inerenti gli stupefacenti.
L’attività d’indagine, nel corso della quale sono già state arrestate altre 2 persone, entrambe italiane e pregiudicate, sequestrando 5mila euro di stupefacente è stata portata avanti sia con l’utilizzo di strumenti tecnici che con servizi “tradizionali” di osservazione e pedinamento permettendo di effettuare numerosi riscontri agli spacci avvenuti segnalando alla locale Prefettura una ventina di assuntori di sostanze stupefacenti. Sono state inoltre denunciate a piede libero per lo stesso reato anche altre 7 persone, 4 extracomunitarie e 3 italiane, che coadiuvavano il “nucleo familiare” nell’attività di vendita.
Gli indagati cedevano lo stupefacente in varie zone della città ma soprattutto presso la loro abitazione di Gabelletta. Per comunicare tra loro e con i clienti venivano utilizzati strumenti di messaggistica come WhatssApp per evitare di essere intercettati. Le dosi, poi recuperate dai militari nelle auto, nei cassettini degli scooter e negli zaini portati in spalla dagli acquirenti sui mezzi pubblici con i quali raggiungevano gli spacciatori, venivano cedute dai 3 arrestati sia sulla soglia della loro abitazione, protetta anche dalla presenza di 3 cani, che nei pressi di alcuni locali pubblici del centro storico, grazie anche agli altri “collaboratori”. Nel corso dell’attività d’indagine oltre allo stupefacente è stato sequestrato anche materiale per la pesatura e per il confezionamento. In più di una occasione la famiglia ha ceduto stupefacente di scarsa qualità costringendo lo sventurato cliente a ricorrere alle cure mediche, spesso inoltre la famiglia utilizzava metodi estorsivi per recuperare le somme di denaro provento dello spaccio.
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