La squadra di Giuseppe Conte, almeno quella che proporrà al Colle, sarà composta da “ministri politici che condividono il programma del governo del cambiamento“. Dopo una giornata di consultazioni con i rappresentanti dei vari partiti, il premier incaricato si è presentato ai giornalisti con un discorso di pochi minuti: “Dedicherò l’intera giornata di domani 25 maggio”, ha detto, “ad elaborare una proposta. I ministri che proporrò saranno politici, così come il sottoscritto, saranno persone che condividono obiettivi e programmi del governo del cambiamento e che avranno dato prova di poter adempiere alle funzioni pubbliche loro affidate con disciplina e onore”. Conte ha anche anticipato l’incontro che si è tenuto in serata con una delegazione di risparmiatori: “Queste persone hanno il diritto di essere ascoltate dalle istituzioni, chiedono il rispetto dei loro diritti e che il loro risparmio venga tutelato, essendo frutto spesso di sacrifici.
Questa tutela sarà uno di principali impegni di questo governo, il governo del cambiamento. Chi ha subito truffe o raggiri sarà risarcito”. Gli ultimi colloqui della giornata sono stati con Lega e M5s, i cui leader uscendo hanno ribadito che “l’onere e l’onore” (per dirla alla Salvini) di comporre la squadra spetta proprio a Conte. Parole pronunciate non a caso visto che nel pomeriggio dal Colle era trapelato il messaggio di fastidio per le ingerenze dei due leader politici nell’assegnazione dei dicasteri.
Il Quirinale ha fatto sapere che non c’è alcun veto sui possibili ministri. Ma ha anche definito, come riportato dall’agenzia Ansa, “inammissibili i diktat al premier e al capo dello Stato”. E’ un chiaro richiamo alla Costituzione e al fatto che i leader non possono imporre decisioni sui dicasteri al giurista scelto per guidare l’esecutivo.
Il nodo si chiama Paolo Savona: l’ex ministro eurocritico è il candidato che M5s e Lega vogliono al Tesoro e che, stando alle indiscrezioni, non piace a Sergio Mattarella. E’ la prima vera prova di forza del nuovo governo giallo-verde con il capo dello Stato. Da una parte Mattarella ci tiene a far tornare tutto a una questione di forma, ma il problema è nella sostanza: la tensione è alta perché sul nome per l’Economia si giocava una parte dell’accordo tra Lega e M5s per far andare un candidato grillino a Palazzo Chigi. Fonti M5s a ilfattoquotidiano.it rivelano che il timore ora sono le pressioni su Conte del Quirinale. Perché su quelle si può fare poco e tutto dipenderà dalla tenuta del giurista.
La prima prova è stata ieri sera: il colloquio al Quirinale per ricevere l’incarico è durato quasi due ore proprio perché Mattarella ha richiesto un cambio del discorso. La prima parte infatti, dove si specifica che la posizione europea e internazionale dell’Italia sarà confermata, è stata aggiunta all’ultimo minuto. Ma è rimasta la seconda con la dicitura “avvocato del popolo”, segno che, è il ragionamento, è rimasto fermo sul punto.
L’intervento del capo dello Stato oggi è stato un segnale molto forte. A spiegarlo all’Ansa è stato l’esperto di diritto costituzionale Gianluigi Pellegrino: “La dichiarazione del Quirinale è inedita e sintomo di una situazione grave. La questione di fondo è: il presidente della Repubblica ha di fronte a sé, nel premier, un uomo libero?”.
Ma soprattutto il concetto importante è: “Sul nome di un ministro il Quirinale deve poter opporre argomenti di merito e sentirsi dare risposte di merito. Conte ha detto che l’adesione dell’Italia in Europa non è in discussione, quindi le sue scelte devono essere coerenti con tale indirizzo e lui deve poter rispondere nel merito a qualsiasi obiezione su un singolo nome, non in base a qualche a priori”. Quindi sarà difficile resistere sul nome per l’Economia se non coincide con quella posizione: “Savona è il meglio”, ha detto Salvini nel pomeriggio. “Noi diamo solo suggerimenti, nessun diktat”. Poco prima era intervenuto Di Maio: “Io e Salvini abbiamo delineato politicamente la squadra, l’assetto politico e cioè le cose che teniamo più a cuore”. E anche questa frase potrebbe aver contribuito al nervosismo dalle parti del Quirinale.
L’incarico a Conte è stato affidato ieri da Mattarella dopo due giorni di riflessione. Oggi è il giro di incontri con i rappresentanti dei vari partiti politici è servito anche per cercare di capire il margine della maggioranza nelle due Camere. Sono tre i voti guadagnati ad esempio a Palazzo Madama: sono disposti a votare a favore dell’esecutivo Conte anche l’esponente del Maie e i due ex M5s Carlo Martelli e Maurizio Buccarella. Inoltre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha sì criticato la scelta della Lega di andare con i 5 stelle, ma ha anche garantito che valuteranno provvedimento per provvedimento se dare o meno la fiducia. Ovvero su “giustizia e sicurezza” il voto di FdI è assicurato. Chi sta all’opposizione sono Leu e il Partito democratico. Il leader di Liberi e uguali Pietro Grasso ha “gradito l’approccio da giurista di Conte”, ma ha anche detto che non sosterranno la maggioranza. Il dem Maurizio Martina ha attaccato: “Non scherzino con i sacrifici degli italiani”. Forza Italia invece dopo il colloquio con il premier incaricato non ha rilasciato dichiarazioni. Silvio Berlusconi addirittura al termine ha deciso di parlare da solo con il leader del Carroccio Matteo Salvini. I forzisti intendono votare contro la fiducia, ma la situazione resta sempre in evoluzione.
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